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Oltre le colonne d’Ercole – Verdi e Wagner alla mia maniera
Di Alessandro Pierfederici, musicista e insegnante,
conosciamo già il talento narrativo e la propensione verso l’analisi degli
aspetti retrostanti la musica, siano essi biografici, esperienziali o
filosofici. Abbiamo infatti apprezzato la prova del romanzo in Ascesa nel
regno degli immortali, in cui il protagonista affronta l’inquietudine di una
scelta esistenziale di dedizione assoluta all’arte protetta da Euterpe.
In questo voluminoso saggio Pierfederici non abbandona la
scrittura narrativa, dal momento che a interventi più “teorici” e specifici
interpone brevi racconti, in alcuni casi tratti da episodi reali, in altri casi
tratti dalla sua immaginazione, sebbene verosimili, e che in ogni modo fanno
emergere i diversi geni e caratteri dei due protagonisti del melodramma
ottocentesco: Wagner e Verdi. Il primo viene affrontato dal nostro autore
attraverso lo spettro delle grandi passioni che ne influenzarono l’opera, dal
mito alla filosofia, e che contribuirono a far maturare nella mente del
compositore tedesco la concezione dell’opera totale. Il compositore piacentino
viene invece “letto” attraverso la partecipazione al grande afflato
risorgimentale, ma anche nelle più significative evoluzioni o varianti del suo
estro, dall’innovativa incursione nel comico, che riscosse enorme successo, ma
allo stesso tempo lasciò sbigottiti i più fedeli e ortodossi ammiratori, alla
riflessione sul tragico, la cui massima espressione si sostanzia nel celebre
requiem. In entrambi i casi, quindi, si legittima il titolo assegnato al libro,
a significare il superamento del perimetro allora frequentato e noto del genere
melodrammatico, che l’uno e l’altro compositore, in diversa maniera e con
differenti motivazioni, operarono nel loro percorso creativo.
Tuttavia la distinzione di genere tra i vari capitoli che
compongono il volume non è poi così netta. Negli scritti di stampo saggistico,
infatti, Pierfederici lascia trapelare il fattore biografico, tanto quanto negli
scritti narrativi emerge tutta la perizia musicale dell’autore-musicista. Questa
commistione fa sì che l’attenzione del lettore sia sempre e diversamente
sollecitata, alimentata da una voce che anziché essere monotonale si modula
sulle diverse frequenze in cui le note musicali e biografiche dei due maestri
vengono trasmesse dall’abile e consapevole direzione di Pierfederici.
A chiudere il volume una sorta di divertissement che
dimostra come l’indiscusso valore dei due compositori, pur nella loro distanza
esistenziale e compositiva, era tale da giustificare un’ipotetica reciproca
stima (in realtà mai manifestata in vita). Chiude, infatti, il volume un
epistolario impossibile tra Wagner e Verdi in cui la finzione storica vela (e
svela) ulteriormente sfumature dei caratteri dei due compositori e conferma la
sensibilità e l’estro di Pierfederici.
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Recensione |
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